Dio ama - perdona - punisce - salva :
NOVENA A DIO PADRE
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
O Dio,
vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.
1
. O Signore Iddio, Eterno Padre, ti ricordo le parole del tuo Divin
Figlio Gesù: “Qualunque cosa domanderete al Padre mio, in mio nome, egli ve la
darà”. Ebbene è appunto in nome di Gesù, in memoria del Sangue e dei meriti
infiniti di Gesù, ch’io vengo oggi a te, umilmente e come un povero innanzi al
ricco, per chiederti una grazia. Però prima di chiedertela, sento il dovere di
pagare, almeno in qualche modo, il mio infinito debito di riconoscenza e di
gratitudine verso di te, o Dio buono e potente. Così facendo sono sicuro di
rendere più facile l’esaudimento della mia preghiera. Accogli, quindi, o Dio
misericordioso, i sentimenti più vivi di ringraziamento, poiché è imperioso in
me il senso della gratitudine.
Grazie del beneficio della creazione,
conservazione e tua vigile paterna provvidenza che si esplica ogni giorno senza
che io me ne accorga.
Grazie del beneficio della Incarnazione del tuo Figlio
Gesù e della Redenzione da lui generosamente compiuta per la salute del mondo
con la morte in croce.
Grazie dei Sacramenti istituiti, sorgenti di ogni
bene, specialmente del Sacramento della Eucaristia e del Sacrificio della Messa
per cui si perpetua incruentamente il sacrificio cruento della Croce. Grazie
della Istituzione della Chiesa cattolica, apostolica, romana, del Papato,
dell’Episcopato cattolico e del Sacerdozio, per l’autorità e il ministero dei
quali navigo sicuro nel mare infido di questa vita.
Grazie dello spirito di
fede, di speranza e di carità, di cui hai compenetrato la mia mente e il mio
cuore.
Grazie della dottrina del Vangelo e delle sue massime di cui ho
cercato fare tesoro per vivere secondo gl’insegnamenti e gli esempi di Gesù
Cristo, e specialmente della dottrina delle otto beatitudini, che mi sono di
conforto nei dolori della vita, specie quella in cui è detto: “Beati quelli che
soffrono, perché saranno consolati”. Ed ora che ho compiuto il mio stretto
dovere di ringraziamento a te, Dio Padre, autore generoso di ogni bene, mi fò
ardito a chiederti nel nome e per i meriti di Gesù Cristo la grazia che attendo
dalla tua misericordia. (Si chieda la grazia)
GLORIA AL PADRE
Eterno
Divin Padre, ti ringrazio di tutti i doni che hai elargiti alla Chiesa, a tutte
le nazioni, a tutte le anime e a me particolarmente, ma in nome di Gesù Cristo
donami nuove grazie.
2 . Grazie, o Signore Dio
Padre, dello spirito di umiltà e carità, di pietà e zelo, di pazienza e
generosità nel perdonare le offese e di ogni buon sentimento che ci viene
suggerito nell’ascolto della tua Parola, nelle esortazioni del Confessore, nelle
meditazioni e letture spirituali, come pure per tante buone ispirazioni
datemi.
Grazie di avermi liberato da tanti pericoli spirituali e materiali e
delle tante occasioni di colpa. Grazie della vocazione a me data e dei mezzi di
grazia concessimi per poterla seguire.
Grazie del Paradiso promessomi e del
posto che ivi mi hai preparato, dove mi auguro di venire e per i meriti di Gesù
Cristo e per la mia cooperazione che intendo mettere nel fuggire sempre ed
ovunque il peccato;
grazie anche per avermi liberato tante volte
dall’inferno, dove meriterei di stare per le mie colpe passate, se il tuo Figlio
non mi avesse redento.
Grazie d’avermi dato per Madre celeste la cara Mamma
del tuo Figlio, la Vergine Maria, sempre pietosa ed amabile verso di me e di
averla arricchita di tanti privilegi, specialmente quello dell’Immacolato
concepimento, della sua Assunzione corporea in Cielo e di averla eletta
“Mediatrice di ogni grazia”. Grazie d’avermi dato a patrono della morte S.
Giuseppe e ad esemplari di santità e protettori tanti santi, e d’avermi dato
l’Angelo Custode che di continuo mi suggerisce buone ispirazioni onde mantenermi
nella retta via.
Grazie di tutte le belle e utili devozioni che la Chiesa
mette a mia disposizione per agevolare la mia santificazione, specialmente la
devozione al Cuore di Gesù, al Cuore Eucaristico, alla sua Passione, alla
Vergine Immacolata, venerata sotto migliaia di titoli, a S. Giuseppe e a tanti
altri Santi ed Angeli.
Grazie dei buoni esempi ricevuti dal prossimo e per
avermi fatto comprendere che è fratello, sorella, madre di Gesù, secondo le
parole evangeliche, chi fa la volontà di Dio dovunque e sempre. Grazie d’avermi
dato l’ispirazione di fare dello spirito di ringraziamento il perno e
l’orientamento della mia vita spirituale.
Grazie di quel bene che ti sei
compiaciuto compiere per mezzo mio, e confesso che mi stupisco e mi umilio che
tu, o Signore, ti sia valso di me misera creatura.
Grazie poi fin d’ora delle
pene del Purgatorio che mi vorrai abbreviare per i meriti di Gesù Cristo, della
Madonna, dei Santi e per i suffragi delle anime buone che mi vorrai applicare.
Ed ora che nuovamente ho compiuto il mio stretto dovere di ringraziamento a Te,
Dio Padre, Autore generoso di ogni bene, mi fò più ardito a chiederti nel nome e
per i meriti di Gesù Cristo la grazia che attendo dalla tua
misericordia.
(Si chieda la grazia) GLORIA AL PADRE
Eterno Divin
Padre, ti ringrazio di tutti i doni che hai elargiti alla Chiesa, a tutte le
nazioni, a tutte le anime e a me particolarmente, ma in nome di Gesù Cristo
donami nuove grazie.
3 . Grazie, o Signore, Dio Padre, anche dei dolori,
delle pene, delle umiliazioni, delle malattie, triste retaggio del peccato, che
hai permesso venissero a visitarmi e provarmi, perché essi mi hanno piegato al
sacrificio così necessario per seguire il tuo divino Figlio che ha detto: “Chi
non porta la sua croce e non mi segue non può essere mio discepolo”. (Lc
14,27).
Grazie del firmamento, che, immenso e scintillante di astri, nella
muta favella, “narra la tua gloria” ; del sole, fonte per noi di luce e calore;
dell’acqua che ci disseta; dei fiori che abbelliscono la terra.
Grazie della
condizione sociale in cui mi hai messo e per non avermi fatto mai mancare il
necessario alla vita, nè l’onore nè il pane quotidiano e per avermi dato
comodità e vantaggi materiali che tanti non hanno.
Grazie per le grazie che
ho ricevuto e di quelle, quanto più numerose, che mi saranno palesi soltanto in
Cielo!
Grazie di tutti i benefici di ordine naturale e soprannaturale che hai
elargiti ed elargisci ancora ai miei parenti, amici, benefattori, a tutte le
anime di questa terra, ai buoni e ai cattivi a chi li merita e a chi non li
merita, alla Chiesa cattolica e a tutti i suoi membri, al mio paese e a tutta la
terra abitata.
Di tutte le grazie che conosco e non conosco intendo
ringraziarti non solo abitualmente; ma anche attualmente ogni volta che
pronuncerò una giaculatoria.
Ed ora che ho ancora una volta compiuto il mio
stretto dovere di ringraziamento a Te, Dio Padre, Autore generoso di ogni bene,
mi fò più ardito a chiederti nel Nome e per i meriti di Gesù Cristo la grazia
che attendo dalla tua misericordia.
(Si chieda la grazia) GLORIA AL PADRE
Eterno Divin Padre, ti ringrazio di tutti i doni che hai elargiti alla
Chiesa, a tutte le nazioni, a tutte le anime e a me particolarmente, ma in nome
di Gesù Cristo donami nuove grazie.
Chi è Dio?
Dio, essendo un giusto giudice, non solo ricompensa chi fa il bene, ma punisce chi fa il male.
Vediamo alcuni esempi biblici di punizioni inflitte da Dio contro delle persone per delle loro male azioni.
Dio punì Caino per avere ucciso suo fratello Abele, Egli gli disse: “E ora tu sarai maledetto, condannato ad errar lungi dalla terra che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue del tuo fratello dalla tua mano. Quando coltiverai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti, e tu sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra” (Gen. 4:11-12).
Dio punì il mondo degli empi ai giorni di Noè facendo venire il diluvio che sterminò tutti gli animali e tutti gli esseri umani, tranne Noè e sette altri, assieme a tutti gli animali che erano entrati nell’arca che Dio gli aveva comandato di costruire. Ecco quanto dice la Scrittura: “E l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo. E l’Eterno si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo. E l’Eterno disse: ‘Io sterminerò di sulla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento d’averli fatti’ …. farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti, e sterminerò di sulla faccia della terra tutti gli esseri viventi che ho fatto’ ….
E il diluvio venne sopra la terra per quaranta giorni; e le acque crebbero e sollevarono l’arca, che fu levata in alto d’in su la terra. E le acque ingrossarono e crebbero grandemente sopra la terra, e l’arca galleggiava sulla superficie delle acque. E le acque ingrossarono oltremodo sopra la terra; e tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli, furon coperte. Le acque salirono quindici cubiti al disopra delle vette dei monti; e le montagne furon coperte. E perì ogni carne che si moveva sulla terra: uccelli, bestiame, animali salvatici, rettili d’ogni sorta striscianti sulla terra, e tutti gli uomini. Tutto quello ch’era sulla terra asciutta ed aveva alito di vita nelle sue narici, morì.
E tutti gli esseri ch’erano sulla faccia della terra furono sterminati: dall’uomo fino al bestiame, ai rettili e agli uccelli del cielo; furono sterminati di sulla terra; non scampò che Noè con quelli ch’eran con lui nell’arca” (Gen. 6:5-7; 7:4, 17-23).
Dio punì le città di Sodoma e Gomorra per tutti i loro peccati tra cui c’erano la fornicazione e dei vizi contro natura a cui si erano abbandonati i loro abitanti. Ecco quanto dice la Scrittura: “Allora l’Eterno fece piovere dai cieli su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno; ed egli distrusse quelle città e tutta la pianura e tutti gli abitanti delle città e quanto cresceva sul suolo” (Gen. 19:24-25), e: “Ecco, questa fu l’iniquità di Sodoma, tua sorella: lei e le sue figliuole vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane, e nell’ozio indolente; ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero. Erano altezzose, e commettevano abominazioni nel mio cospetto; perciò le feci sparire, quando vidi ciò” (Ez. 16:49-50), ed anche: “Riducendo in cenere le città di Sodoma e Gomorra, le condannò alla distruzione perché servissero d’esempio a quelli che in avvenire vivrebbero empiamente” (2 Piet. 2:6); ed ancora: “Nello stesso modo Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizî contro natura, sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno” (Giuda 7).
Torre di Babele.
Dio punì il re Saul facendolo morire perchè non aveva ubbidito ai suoi ordini e perchè era andato a consultare gli spiriti secondo che è scritto: “Così morì Saul, a motivo della infedeltà ch’egli avea commessa contro l’Eterno col non aver osservato la parola dell’Eterno, ed anche perché aveva interrogato e consultato quelli che evocano gli spiriti, mentre non avea consultato l’Eterno. E l’Eterno lo fece morire, e trasferì il regno a Davide, figliuolo d’Isai” (1 Cron. 10:13-14).
Dio punì il re Davide per avere fatto uccidere Uria lo Hitteo e per essersi giaciuto con sua moglie. Ecco quello che Dio gli mandò ad annunciare tramite il profeta Nathan e che in seguito si adempì pienamente: “Così dice l’Eterno, l’Iddio d’Israele: – Io t’ho unto re d’Israele e t’ho liberato dalle mani di Saul, t’ho dato la casa del tuo signore, e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore; t’ho dato la casa d’Israele e di Giuda; e, se questo era troppo poco, io v’avrei aggiunto anche dell’altro. Perché dunque hai tu disprezzata la parola dell’Eterno, facendo ciò ch’è male agli occhi suoi? Tu hai fatto morire colla spada Uria lo Hitteo, hai preso per tua moglie la moglie sua, e hai ucciso lui con la spada dei figliuoli di Ammon. Or dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, giacché tu m’hai disprezzato e hai preso per tua moglie la moglie di Uria lo Hitteo. Così dice l’Eterno: Ecco, io sto per suscitare contro di te la sciagura dalla tua stessa casa, e prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo prossimo, che si giacerà con esse in faccia a questo sole; poiché tu l’hai fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto Israele e in faccia al sole’ (2 Sam 12:7-12), ed anche: “Siccome facendo così tu hai data ai nemici dell’Eterno ampia occasione di bestemmiare, il figliuolo che t’è nato dovrà morire” (2 Sam. 12:14).
Dio punì il re Salomone perchè questi nella sua vecchiaia lo aveva abbandonato volgendosi agli dèi delle nazioni circonvicine. Ecco quello che dice la Scrittura a proposito del giudizio divino annunciatogli da Dio e che si adempì: “E l’Eterno s’indignò contro Salomone, perché il cuor di lui s’era alienato dall’Eterno, dall’Iddio d’Israele, che gli era apparito due volte, e gli aveva ordinato, a questo proposito, di non andar dietro ad altri dèi; ma egli non osservò l’ordine datogli dall’Eterno. E l’Eterno disse a Salomone: ‘Giacché tu hai agito a questo modo, e non hai osservato il mio patto e le leggi che t’avevo date, io ti strapperò di dosso il reame, e lo darò al tuo servo. Nondimeno, per amor di Davide tuo padre, io non lo farò te vivente, ma lo strapperò dalle mani del tuo figliuolo. Però, non gli strapperò tutto il reame, ma lascerò una tribù al tuo figliuolo, per amor di Davide mio servo, e per amor di Gerusalemme che io ho scelta’ (1 Re 11:9-13).
Dio punì Jehoram, re di Giuda, per la sua malvagità in questa maniera: “E l’Eterno risvegliò contro Jehoram lo spirito de’ Filistei e degli Arabi, che confinano con gli Etiopi; ed essi salirono contro Giuda, l’invasero, e portaron via tutte le ricchezze che si trovavano nella casa del re, e anche i suoi figliuoli e le sue mogli, in guisa che non gli rimase altro figliuolo se non Joachaz, ch’era il più piccolo. Dopo tutto questo l’Eterno lo colpì con una malattia incurabile d’intestini. E, con l’andar del tempo, verso la fine del secondo anno, gl’intestini gli venner fuori, in sèguito alla malattia; e morì, in mezzo ad atroci sofferenze; e il suo popolo non bruciò profumi in onore di lui, come avea fatto per i suoi padri” (2 Cron. 21:16-19).
Dio punì Uzzia, re di Giuda, perchè questi si insuperbì e commise una infedeltà contro Dio. Ecco il racconto biblico di questo fatto: “Ma quando fu divenuto potente, il suo cuore, insuperbitosi, si pervertì, ed egli commise una infedeltà contro l’Eterno, il suo Dio, entrando nel tempio dell’Eterno per bruciare dell’incenso sull’altare dei profumi. Ma il sacerdote Azaria entrò dopo di lui con ottanta sacerdoti dell’Eterno, uomini coraggiosi, i quali si opposero al re Uzzia, e gli dissero: ‘Non spetta a te, o Uzzia, di offrir de’ profumi all’Eterno; ma ai sacerdoti, figliuoli d’Aaronne, che son consacrati per offrire i profumi! Esci dal santuario, poiché tu hai commesso una infedeltà! E questo non ti tornerà a gloria dinanzi a Dio, all’Eterno’. Allora Uzzia, che teneva in mano un turibolo per offrire il profumo, si adirò; e mentre s’adirava contro i sacerdoti, la lebbra gli scoppiò sulla fronte, in presenza dei sacerdoti, nella casa dell’Eterno, presso l’altare dei profumi. Il sommo sacerdote Azaria e tutti gli altri sacerdoti lo guardarono, ed ecco che avea la lebbra sulla fronte; lo fecero uscire precipitosamente, ed egli stesso s’affrettò ad andarsene fuori, perché l’Eterno l’avea colpito. Il re Uzzia fu lebbroso fino al giorno della sua morte e stette nell’infermeria come lebbroso, perché era escluso dalla casa dell’Eterno; e Jotham, suo figliuolo, era a capo della casa reale e rendea giustizia al popolo del paese. Il rimanente delle azioni di Uzzia, le prime e le ultime, è stato scritto dal profeta Isaia, figliuolo di Amots. Uzzia s’addormentò coi suoi padri e fu sepolto coi suoi padri nel campo delle sepolture destinato ai re, perché si diceva: ‘È lebbroso’. E Jotham, suo figliuolo, regnò in luogo suo” (2 Cron. 26:16-23).
Dio colpì con la morte e con la malattia parecchi credenti della Chiesa di Corinto perchè si erano accostati alla Cena del Signore in maniera indegna. Disse infatti Paolo ai santi di Corinto: “Or provi l’uomo se stesso, e così mangi del pane e beva del calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudicio su se stesso, se non discerne il corpo del Signore. Per questa cagione molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siam corretti dal Signore, affinché non siam condannati col mondo. Quando dunque, fratelli miei, v’adunate per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. Se qualcuno ha fame, mangi a casa, onde non vi aduniate per attirar su voi un giudicio” (1 Cor. 11:28-34).
Alla luce di ciò, dunque, nessuno si illuda pensando che noi siamo liberi di fare quello che vogliamo, cioè siamo liberi di fare il male, tanto alla fine Dio ci perdona, Egli è così misericordioso!! Perchè noi figliuoli di Dio siamo stati liberati dal peccato per servire la giustizia e solo la giustizia; chi fa della libertà ottenuta in Cristo una occasione per la carne, sappia quel tale che a suo tempo Dio gli farà ricadere sul capo tutto il male da lui fatto.
Non vendicarti mai del male che ti è fatto.
Ognuno di noi un giorno si presenterà davanti a Dio. Dio è Giustizia, Dio è Padre. Lascialo fare giustizia. Lui è il Creatore.
Dio ti ama
Dio e Abramo:
Un bel giorno il vero Dio, quello che lui cercava, gli ha parlato, dicendogli: "Abramo, se tu mi ubbidisci in tutto quello che ti dirò, ti farò prosperare, ti darò una numerosa discendenza ed una terra tutta per te. Parti, dunque, e vai nel Paese che ti indicherò". Così Abramo si mise in cammino per andare nella terra di Canaan. Insieme con lui c'erano: sua moglie Sara, suo padre Terah, suo nipote Lot ed alcuni servi.
Abramo, però, aveva un problema: sua moglie Sara non poteva avere figli. "Come può Dio dire di benedire la mia discendenza se non ho figli?", pensava Abramo. Dio, vedendo la sua tristezza, gli fece la grazia di poter avere un figlio e così nacque Isacco. Potete immaginare la festa che c'è stata in quella famiglia! Erano tutti allegri per la nascita del bambino. Finalmente, all'età di 100 anni, Abramo ebbe un figlio.
Un giorno Dio volle mettere alla prova la fedeltà di Abramo e gli chiese di sacrificare suo figlio, come si faceva con gli animali. Pensate un pò: Abramo, per accontentare Dio, doveva uccidere suo figlio! Poteva veramente Dio permettere una cosa del genere? Ma, Dio aveva una sorpresa per Abramo.
La mattina presto, Abramo e suo figlio Isacco, si misero in cammino per andare al monte Moria. Il padre non volendo dire niente al figlio di quello che stava per fare, lo ha convinto dicendo che voleva fare un'offerta a Dio, sacrificando un animale. Isacco, docile come un agnellino, lo assecondava in tutto. Però aveva un dubbio: avevano la legna per il fuoco, ma non avevano l'animale per offrirlo a Dio. Ma a poco a poco incominciò a capire qualcosa.
Quando sono arrivati al posto prestabilito, Abramo ha legato il ragazzo e lo ha posto sopra una pietra con la legna, pronta per essere bruciata; era disposto ad ubbidire pienamente a Dio; e cosi anche Isacco. Ma, all'improvviso, quando Abramo stava per prendere il coltello, Dio gli ha parlato dal cielo, dicendogli: "Abramo, fermati! Non uccidere tuo figlio!
Adesso ho visto che mi sei veramente fedele, e siccome lo hai dimostrato, io scelgo te e tuo figlio Isacco per essere i capostipiti del mio popolo sulla terra, ed avrete grande onore nel mio cospetto".
Quando Dio ha finito di parlare, ecco apparire, come dal nulla, un capretto impigliato nei cespugli. Abramo prese l'animale e lo immolò a Dio, al posto di Isacco.
Il
fior fiore della Bibbia è costituito dall’amore misericordioso di Dio, e
che la misericordia è la parola più ripetuta nella Sacra Scrittura: vi
si trova almeno settecento volte di cui cinquecento nell’Antico
Testamento.
Dio non rinuncia mai al suo progetto d’amore. Quando il suo popolo
s’allontana da lui, egli continua a cercare il modo di rimetterlo sulla
buona strada. Sempre pronto a perdonare, a differenza degli esseri umani
(vedi Isaia 55,6-9), si rivela come «il Dio di pietà, compassionevole,
lento all’ira e pieno di amore, Dio fedele» (Salmo 86,15).
La nozione di «collera», applicata a Dio, vuole sottolineare il fatto
che il suo amore non saprebbe tollerare nulla che fosse ostacolo alla
vita o che la distrugga, in breve ciò che chiamiamo il male. Se Dio ama
veramente, non può restare indifferente vedendo questo amore
beffeggiato, rifiutato, poiché sarebbe allora rassegnarsi al fatto che
fallirà il disegno di dare la vita in pienezza.
S. Paolo afferma: “Laddove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” , quindi la misericordia.
“Gerusalemme,
quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina
raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto” (6). Il
salmo 135 ripete per ben 27 volte: “Eterna è la sua misericordia.
Viene Gesù: Egli è la misericordia incarnata: si fa uomo per espiare i nostri peccati e così glorificare il Padre.
Il Vangelo è soprattutto la lieta notizia che la misericordia infinita di Dio è diventata visibile in Gesù. S. Giovanni Battista ai suoi seguaci indica Gesù con queste parole: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo”.
S. Paolo, da feroce persecutore dei cristiani, diventa il più grande apostolo.
S. Agostino, dopo 16 anni in cui aveva marcito nel peccato, si converte e sarà il più grande Dottore della Chiesa.
S. Girolamo
si converte e per far penitenza dei suoi peccati rimane a Betlemme per
ben 35 anni, in una spelonca accanto alla grotta della Natività,
pregando, studiando e traducendo in latino la Bibbia. In una notte di
Natale gli appare Gesù Bambino che gli chiede: Non hai niente da darmi
nel giorno della mia Nascita? Il Santo gli risponde: Ti do il mio cuore!
- Va bene, ma desidero ancora qualche altra cosa. - Ti do le mie
preghiere! Va bene; ma voglio qualche cosa di più, insisteva Gesù. - Non
ho più niente, che vuoi che ti dia? - Dammi i tuoi peccati o Girolamo,
rispose Gesù Bambino, perché io possa avere la gioia di perdonarli
ancora.
Lui
stesso ripete: “Ecco Io sto alla porta (del cuore) e busso: se qualcuno
ascolta la mia voce e mi apre Io verro da lui e farò grande festa con
lui”(13).
Convertiamoci senza indugio!
La morte può venire da un momento all’altro! “Non aspettare a
convertirti al Signore - ammonisce la Bibbia - e non rimandare di giorno
in giorno, poiché improvvisa scoppierà l’ira del Signore”(14). Se
un’anima varca le soglie dell’eternità macchiata di peccato grave per
non avere approfittato della divina misericordia, cadrà inesorabilmente
nelle mani della tremenda infinita giustizia di Dio!
“Convertitevi - grida Gesù
- perché il Regno di Dio e vicino! (15). Non ci spaventi il numero e la
gravita dei nostri peccati; la misericordia di Dio è infinitamente più
grande.
Abbiamo
peccato? Conveniamoci e confessiamoci bene! La bontà di Dio ci
perdonerà donandoci pace e gioia, e noi stessi rimarremmo monumenti vivi
della misericordia di Dio nell’eternità del Cielo.
Nulla è impossibile a Dio, confidati in lui
Se le immagini sono protette da copyright avvisare prontamente e provvederò a
toglierle dal sito.