S. Barsanufio e Giovanni monaci reclusi: Se uno non può sopportare gli oltraggi, non vedrà la gloria.
"Anche tu, mentre resti tra gli uomini, aspettati tribolazioni, rischi e urti alla sensibilità. Ma se raggiungi il porto del silenzio, per te preparato, non avrai più paura"
"Osserva, fratello, quanto siamo meschini: parliamo soltanto con le labbra e le nostre azioni mostrano che siamo differenti da ciò che diciamo"
"Evita la collera quanto puoi, non giudicare nessuno e specialmente quelli che ti mettono alla prova. Pensandoci bene, capirai che sono loro che ti conducono alla maturità"
"Mi hai scritto chiedendo che pregassi per i tuoi peccati. Ti dirò la stessa cosa: Prega per i miei"
Chi è?
S. BARSANUFIO e GIOVANNI monaci reclusi
Barsanufio di origine egiziana fu monaco recluso nel monastero di S. Seridone presso Gaza, in Palestina.
Comunicava con le persone che a lui ricorrevano per mezzo di scritti. Fu il consigliere e il maestro più ascoltato del
suo tempo. Per tutti aveva una parola amabile e vera.
Per capire meglio il senso delle sue frasi :
<<Ti definisci peccatore; ma in realtà riveli di non aver raggiunto la coscienza della tua unità. Chi si riconosce peccatore e causa di molti mali, dissente con nessuno, discute con nessuno, non è in collera con nessuno, ma considera ogni uomo migliore e più saggio di se stesso. Se sei un peccatore, perchè biasimi il tuo prossimo e lo accusi di recarti offesa? Stando così le cose, tu ed io siamo lontani dal ritenerci dei peccatori. Osserva, fratello, quanto siamo meschini: parliamo soltanto con le labbra e le nostre azioni mostrano che siamo differenti da ciò che diciamo. Perchè quando ci opponiamo a dei pensieri, non riceviamo la forza di respingerli ? Perchè precedentemente ci siamo arresi col biasimare il nostro prossimo e questo ha fiaccato la nostra forza spirituale. Così accusiamo il nostro fratello, nonostante noi si sia i veri colpevoli. Poni tutti i tuoi pensieri nel Signore, dicendo: Dio conosce ciò che è meglio, e sarai in pace, e, a poco a poco, ti sarà data la forza di resistere.
9. Se uno non può sopportare gli oltraggi, non vedrà la gloria. Se non è esente da bile, non assaggerà la dolcezza. Tu devi andare in mezzo agli altri, tra le loro varie vicende, per essere temperato e provato: l’oro è provato solo dal fuoco. Non oberarti di troppi incarichi, ti assoggetteresti a pene e sofferenze; ma col timore di Dio cimentati a ciò che conviene ad ogni particolare momento, e non far nulla d’impulso. Evita la collera quanto puoi, non giudicare nessuno e specialmente quelli che ti mettono alla prova. Pensandoci bene, capirai che sono loro che ti conducono alla maturità.>>
Per il monaco che ha abbracciato la vita eremitica,
una sola è la cosa importante; impugnare con fermezza la spada dello Spirito,
la diàkrisis, il discernimento, strumento spirituale che permette
all'eremita di riconoscere nel suo cuore gli appelli dello Spirito. Sono questi
che faranno da regola nella vita dell'esicasta, sostituendo così i canoni o i
regolamenti che organizzano la vita nel cenobio:
Un esicasta ... non possiede regola. Al
contrario, tu fa' come l'uomo che mangia e beve nella misura a lui gradita. Così
quando ti capita di leggere e senti compunzione nel tuo cuore, allora leggi
tutto quello che puoi. Lo stesso per la salmodia. Per l'azione di grazie e la
litania, prolungale secondo le tue forze e non aver timore: Dio non si pente dei
suoi doni. (Barsanufio e Giovanni, Epistolario 88).
Dunque non desiderare regole, perché non voglio che tu sia sotto la legge, ma sotto la grazia. E detto infatti: “Non c’è legge per il giusto”. E io voglio che tu sia con i giusti. Tieniti al discernimento come il timoniere che governa la nave contro i venti (Barsanufio e Giovanni, Epistolario 33).
Tale è dunque
l'attività dell'eremita, interamente guidata dallo Spirito, secondo la
testimonianza dell'Apostolo "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio,
costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14).Se lo Spirito di Dio è la regola e il
canone di ogni cosa, lo sarà certamente della preghiera. Barsanufio risponde a
un monaco che gli domanda la misura della preghiera incessante e se a
questo proposito debba seguire una regola:
La misura della preghiera incessante
appartiene all'apatheia. Quando conoscerai la venuta dello Spirito, egli
t'insegnerà ogni cosa. Se egli t'insegna ogni cosa, t'istruirà anche a
proposito della preghiera. Infatti l'Apostolo lo dice: “Noi non sappiamo
pregare come si deve, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti
ineffabili”.
Se
l'eremita non conosce la celebrazione comune della liturgia, si applica però
con costanza alla salmodia, alla lettura meditata, alla preghiera ad alta voce:
la sua liturgia personale. I grandi esicasti ne avevano perfettamente
coscienza: la preghiera ad alta voce rappresentava per loro il pedagogo che
doveva condurli alla preghiera silenziosa, fatta di una semplice presenza a Dio.
Pregare incessantemente nel proprio cuore, senza che mai la lingua partecipi,
"è proprio del perfetti, capaci di governare il loro spirito e di custodirlo nel
timore di Dio ... Ma colui che non può conservare incessantemente il suo spirito
in presenza di Dio, deve aggiungervi la meditazione e la preghiera delle
labbra".
E Barsanufio illustra questo con una parabola.
E Barsanufio illustra questo con una parabola.
Guardate quelli che nuotano nel mare: i
nuotatori esperti si gettano in acqua con coraggio, sapendo che il mare non può
inghiottire i buoni nuotatori. Al contrario, colui che sta soltanto iniziando a
imparare, quando si sente sprofondare nell’acqua, temendo di annegare, si ritira
subito dal mare per rimanere a riva. Poi riprendendo un po' di coraggio si
immerge di nuovo nell'acqua. Così fa dei tentativi per imparare a nuotare bene,
finché non abbia raggiunto la perfezione dei nuotatori molto esperti
(Barsanufio e Giovanni, Epistolario 182).
Non si potrebbe
illustrare meglio l'attività, l'ascesi di colui che tende alla perfezione della
preghiera interiore. Qualunque cosa faccia, sia che si eserciti in una
semplicità assoluta a rimanere nell'oceano divino, sia che si riposi sulla
spiaggia delle Scritture nella meditazione e nella salmodia, l'eremita non ha
che una sola occupazione, una sola preoccupazione, quella di prestare attenzione
alla liturgia dello Spirito nel suo cuore.
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